Il ripostiglio
Scrivo ogni giorno, pubblico quando posso
Io e Arch
Arch Linux non è proprio una distribuzione per novizi. Ubuntu, una distribuzione derivata da Debian, sembrerebbe essere la scelta più sensata per chi si vuole avvicinare a questo sistema operativo perché è tra quelle che sembra garantire meno frizioni.
Tuttavia mi trovo nella situazione ideale in cui posso permettermi il lusso di andare controcorrente senza pagarne le conseguenze. Il laptop su cui installerò Arch Linux non è la mia macchina principale, quella con cui oggi faccio tutto ciò di cui ho bisogno, cose noiose tra cui, principalmente, amministrazione della finanza di famiglia, gestione documentale, partite a scacchi, la gestione di questo blog e poco altro.
Se qualcosa dovesse andare storto, cosa molto probabile, non perderei nulla, conto invece di imparare qualcosa a prescindere dall'esito finale.
Nella sezione Domande Frequenti del ricco wiki mantenuto dalla comunità che ruota attorno a questa distribuzione, o distro come dicono quelli che ne sanno, il secondo paragrafo, subito dopo uno introduttivo che spiega cosa sia Arch Linux e quale sia la sua storia, già intimorisce elencando i motivi per cui non conviene installare questo sistema operativo.
In un altro passaggio leggo: Il target di utenza è l'utente di GNU/Linux avanzato o chiunque abbia una buona attitudine al fai-da-te. Ecco, io non rientro in nessuna delle due categorie.
In un mondo in cui ognuno cerca di venderti qualcosa, esercita un discreto fascino chi ti avverte che se non hai tempo da perdere, attitudine a farti le cose da te e un approccio pragmatico e meglio che inizi a guardare altrove.
Insomma, ci sono percorsi più lineari da seguire per studiare GNU/Linux e non suggerisco a nessuno di fare quanto ho fatto io.
Nei prossimi giorni documenterò questo mio piccolo percorso verso Linux.
Il logo di Arch Linux che rappresenta una "A" stilizzata.
#linux
be bop a lula
Faccio zapping e m'imbatto in un vecchio episodio di Walker Texas Ranger in cui ci sono una serie di sosia di Elvis Presley. Appena spengo la tv, sento dal vivo musica e voce di un simil Elvis che si esibisce a qualche centinaio di metri da dove mi trovo ora: là dove la finzione incontra la reatà.
#lecosemie
Sul mio comodino: Intelligenza artificiale di Francesca Rossi
Cambio di routine
La lettura in corso è proprio da vacanza e così sono io in questi giorni, lontano da casa, eppure a casa, immerso nel solito mix di amarcord e continua riscoperta di un luogo che conosco sempre meno. Sensazione che vivo ogni volta che ritorno nella città in cui sono nato.
Non so sia sintomo di vecchiaia o saggezza ma mi rendo conto che quello che più mi rinfranca durante le ferie è il semplice cambio di routine che accade quando ci si sposta dalla propria abitazione e si costruisce la giornata sulla base di rituali diversi da quelli ordinari. Proprio quello che succede in questi giorni lenti.
#riflessioni
Sul mio comodino: La morte ci sfida di Joe R. Lansdale
Cosa dicono di noi i link che salviamo
Apparentemente tantissimo a giudicare da un esercizio svolto dal blogger di nooperator.dev.
Partendo da una nutrita raccolta di link che il blogger ha raccolto nel corso di anni, ChatGPT è riuscito a stimare in modo ragionevole: età anagrafica, sesso, posizione geografica, composizione del nucleo familiare, tipo di impiego, reddito annuo lordo, attitudine verso la religione, il tutto in aggiunta a una serie di altre possibili preferenze.
Partendo da qui, non è difficile immaginare cosa possa sapere di noi un qualunque social media con cui si interagisce ogni giorno e che, per questo ottiene continui spunti per affinare il nostro profilo.
Già il titolo è una palla, lo so! Questo pensiero su quanto sia importante essere cittadini preparati e responsabili però mi gira in testa da tempo e forse proprio per questo ne trovo traccia anche nei libri più disparati che mi capitano tra le mani, da quello di Applebaum iniziato ieri al bel libro di Varotto sulla geografia.
Questo è il tema sottotraccia di altre cose che ho scritto a maggio [2] e il mese scorso [3].
Il fatto è che sembra siano concetti astratti quando invece le implicazioni delle nostre (in)azioni sono tangibili. Lo uso come monito per me: studia, continua a leggere per capire meglio il mondo e te stesso e coltiva un alto standard morale.
#riflessioni
Lavori in casa
Oggi ho utilizzato la manciata di minuti che quotidianamente dedico a questo spazio per buttare via qualche parete e creare alcuni spazi nuovi. Mi sono regalato nuove sezioni del sito consultabili attraverso i link di navigazione in cima alla pagina.
Applicazione che ogni settimana confronta le promozioni di laptop Lenovo con la tabella di compatibilità del wiki di arch linux e notifica la presenza di portatili a buon mercato, il concetto di "buon mercato" dovrebbe essere configurabile.
#idee
Amazon, che numeri!
Leggo un articolo di Biagio Simonetta su Il Sole 24 Ore (quello di carta, che ogni tanto fa bene leggere anche quelli) in cui racconta della pervasività della robotizzazione in Amazon e la cosa tuttavia non mi stupisce se penso al peso dell'automazione nella logistica in generale e a quanto Amazon spinga sugli incrementi di produttività attraverso la tecnologia.
Mi colpisce molto di più un altro dato che trovo nell'articolo: 1,56 milioni di dipendenti[1]. Mi sembra un'enormità! Amazon sembra un'azienda tradizionale che usa la tecnologia in modo innovativo, a tratti esasperato, per ottenere una redditività che non sarebbe altrimenti raggiungibile in un settore in cui ancora oggi il ruolo della forza lavoro resta centrale.
#riflessioni
Sul mio comodino: A spasso per Wall Street di Burton Malkiel
[...] l’espressione “Who’s on your Mount Rushmore” (“Chi c’è sul tuo monte Rushmore”) viene usata anche al di fuori della politica per fare una classifica delle quattro persone più importanti, influenti o rappresentative in un determinato ambito
Parto da qui per presentare la lista dei quattro autori di informatica che hanno rappresentato il mio personalissimo Monte Rushmore, in ordine cronologico di scoperta:
Laura Lemay che cob Teach Yourself Web Publishing With HTML 3.2 in a Week mi ha fatto scoprire gli ipertesti e il web. Il libro era di mio cugino, l'ho preso in prestito per mesi.
Danny Goodman, autore di Javascript Bible che dichiaro di non aver mai finito di leggere, ma mi ha conquistato ugualmente. È stato il mio primo acquisto da Amazon.com sempre verso la fine del secolo scorso.
Kathy Sierra, ideatrice e autrice di Head First Java, un approccio non convenzionale all'insegnamento di un linguaggio di programmazione.
Karl Wiegers che con il suo Softtware Requirements, mi ha permesso di diventare un analista funzionale migliore. Segnalatomi dalla Team Leader indiana del piccolo gruppo di sviluppatori Java con cui ho collaborato dal 2007 al 2015
Urge una precisazione, questi sono stati dei libri importanti per me per l'impatto che hanno avuto sulla mia vita. Con il primo ho scoperto il web, con il secondo il commercio elettronico, l'euforia di poter accedere ad una libreria sterminata (Amazon nasce come mega libreria) e il potere di dare vita alle pagine web, con il terzo ho costruito un credibile cambio professionale, con il quarto ho ottenuto la prima di una serie di certificazioni che mi hanno accreditato presso diversi datori di lavoro.
#letture#software_development#web
Sul mio comodino: A spasso per Wall Street di Burton Malkiel